Vallerano – “Quell’arma può sparare soltanto con cartucce a salve, hanno provato a modificarla, ma non hanno portato a termine il lavoro”.
A dirlo mercoledì in aula, davanti al collegio presieduto dal giudice Gaetano Mautone, è stato il superesperto di balistica forense Martino Farneti, attualmente al centro di balistica forense di Aprilia, noto per avere analizzato il proiettile che uccise Ilaria Alpi e ottenuto la riesumazione del corpo.
Recentemente è stato incaricato dalla procura di Viterbo della perizia sul caso di Maria Sestina Arcuri, la 25enne caduta per le scale a Ronciglione, per la cui morte è indagato a piede libero il fidanzato. Farneti dovrà simulare al computer la caduta della 25enne e non è escluso che debba fare anche delle prove dinamiche con un manichino.
Il professore, docente di balistica forense dell’Ateneo della Tuscia, è inoltre lo stesso esperto che, sempre per la procura di Viterbo, ha ricostruito la dinamica dell’uccisione di Nuvola, il cane straziato con una balestra nel maggio 2013 a Fabrica di Roma che ha fatto scalpore a livello nazionale, per cui è sotto processo un militare.
Questa volta, invece, è stato incaricato dal tribunale della perizia sulla pistola a salve modificata trovata il 3 luglio 2015 dai carabinieri di Soriano nel Cimino a casa di un uomo di Vallerano, nascosta in una scatola da scarpe assieme a un caricatore e 51 proiettili di vario calibro, dal calibro 3,65 al calibro 22.
Il proprietario dell’arma era sotto processo per detenzione illecita di un’arma comune da sparo atta all’impiego clandestino, trattandosi di pistola a salve trasformata, secondo l’accusa, in arma da sparo tramite la trapanazione della canna. Il collegio ha chiesto a Farneti di accertare l’effettiva funzionalità e offensività della pistola.
Il proprietario dell’arma era sotto processo per detenzione illecita di un’arma comune da sparo atta all’impiego clandestino, trattandosi di pistola a salve trasformata, secondo l’accusa, in arma da sparo tramite la trapanazione della canna. Il collegio ha chiesto a Farneti di accertare l’effettiva funzionalità e offensività della pistola.
“E’ una pistola a salve calibro 8 di marca Bruni, priva di tappo rosso, tuttora a salve, nonostante un tentativo di farne un’arma modificata, che non è stato però portato a termine. Il caricatore calibro 7,65 è invece di un’altra arma, una pistola Beretta 35. Il munizionamento, le tante cartucce ritrovate, invece sono per arma comune da sparo”, ha concluso il perito.
L’arma era accuratamente nascosta dentro una scatola per scarpe di colore arancione, avvolta in un paio di pantaloncini grigi oleati, poi c’erano un caricatore e le munizioni. Forata nella parte della canna, al suo interno era rimasto un bossolo della cartuccia, segno che era stata usata per sparare. Per renderla operativa, la canna era stata limata nella punta, mentre i proiettili potevano essere utilizzabili, a seconda della modifica della canna.
Un lavoro non portato a termine, per cui l’imputato è stato assolto e condannato solo per le munizioni.
Il pm Michele Adragna ha infatti chiesto la sola condanna a quattro mesi per i 51 proiettili di vario calibro illecitamente detenuti. Condanna confermata dopo una breve camera di consiglio dal collegio.
Silvana Cortignani